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Massimo Troisi

Ultimo Aggiornamento: 02/06/2008 10:49
25/10/2005 11:57
 
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Troisi raccontato da Carlo Verdone
Quando hai conosciuto Massimo Troisi?

Era il 1978 e stavo a Torino per registrare quel programma televisivo fortunato che mi fece 'esplodere' che si chiamava "Non Stop" e io sapevo che l'anno prima c'era stata un'altra edizione del programma da cui era venuto fuori un grosso gruppo napoletano che si chiamava "La Smorfia". Mentre stavo là, La Smorfia venne a recitare in un teatro in via delle Rosine, proprio a Torino, che si chiamava "Il Centralino". Io andai perché tutti mi parlavano di questa Smorfia e di questo Massimo Troisi che aveva dei tempi fantastici. Allora andai: teatro piccolo, pieno zeppo, e assistetti veramente a uno show di tempi, di pause, di mimica di un attore straordinario, Massimo Troisi. Io lo conobbi là per la prima volta e rimasi davvero incantato.

Era un ragazzo veramente spiritoso, e anche molto pigro: per portarlo al cinema mi ricordo che ce ne voleva! Era sempre così pigro! Finalmente riuscii a portarlo un pomeriggio al cinema Gioiello a Roma a vedere un film di questi americani con la più grande storia del mondo, non mi ricordo il titolo. All'uscita del cinema lui disse "Passa a casa mia che stiamo un pochino insieme". Allora mi venne in mente di fargli uno scherzo: mentre lui stava firmando degli autografi, io col mio cellulare telefonai a casa sua e praticamente dissi in segreteria (con accento napoletano)
"Signor Troisi, sono Vitello, chiamo da Cancello Arnone. La famiglia Schisa avrebbe il piacerle di averla come graditissimo ospite per i 18 anni della propria figlia. Basterebbero due barzellette, quattro sketch, una cosa accussì! Saremmo molto onorati. La ringrazio, mi farò risentire".
Tornammo a casa, Massimo sentì il messaggio, sentì questa voce e disse "Maronna mia, mo' ch'aggia fa'?" perché sentiva l'ombra di una certa mala che lo invitava e non sapeva come fare. Allora partirono telefonate a Daniele e altri. A quel punto mi venne da ridere e dissi che ero stato io. Lui si vendicò. La settimana dopo, sapendo che non ero in casa, fece il mio numero e disse "Pronto Carlo, aizza o' telefono…" e sai quanto è andato avanti? Mezz'ora! Mi ha scaricato completamente la cassetta della segreteria. Trenta minuti di cose meravigliose, sembrava veramente un monologo futurista. Credo di avercela ancora, la devo dare perché è musicalmente una cosa meravigliosa.

Questo era Troisi, un uomo geniale, un uomo pigro, un uomo che stava molto a casa. Un giorno finalmente rifece tutta casa, la fece in una maniera sontuosa, grandi tende, divani, quadri antichi. Era la casa, sai, di quello che era arrivato, non c'era niente di moderno, solo la parte in basso col biliardo. Allora mi invitò, mi fece vedere il salone e ne parlavamo "Guarda che tende! Troppo rosso? Troppo scuro?" Mentre stavamo parlando si staccò un quadro del '700 che non so quanto aveva pagato a un'asta, mi venne addosso e la cornice è esplosa sulla mia testa. Io sono cascato, a lui è venuto da ridere talmente tanto che gli è venuta una specie di colpo della strega. La scena era: io per terra col sangue e co' sto quadro distrutto, lui per terra dolorante e continuavamo a ridere. E uscii da casa di Troisi con lui che mio salutava tenendosi la schiena e io ferito… sembrava che c'era stata una partita a cazzotti tra me e lui!

Poi ti aveva voluto in un film che aveva fatto per la televisione.

Fece un film per la televisione che si chiamava "Morto Troisi, viva Troisi". Però voleva soltanto le persone alle quali voleva bene. Quindi ci mise tutti quelli che lui amava e partecipai a questo film che era un po' una dedica a tutto il suo lavoro, alla sua arte, ai suoi esordi, e gli venne questa strana idea di celebrare la morte di Troisi. Fu una cosa abbastanza inquietante poi quando mi comunicarono, appunto, che non c'era più.

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