Quando si pensa alla "Smorfia" si pensa a uno degli episodi tra i più divertenti mai passati in televisione: quello in cui tu e Massimo state sotto la statua di San Gennaro. Credo che quello sia un momento altissimo di comicità.
Sì, devo dire che quello è stato un po' il nostro vero esordio televisivo, anche se nella prima puntata di "No Stop" c'era stato uno sketch un po' più leggero, dove Massimo - per me assolutamente irripetibile - faceva Katty, che era l'assistente di un prestigiatore che facevo io. Ma il pezzo vero era quello di San Gennaro, il primo. Questa lotta disperata tra i due miseri pezzenti a caccia di numeri da giocare al lotto, era la prima volta che ci accostavamo al repertorio religioso e devo dire che ancora oggi riscuote un grande successo.
Cosa vi univa?
Questo è difficile dirlo, perché sono passati 10 anni nei quali mi sono mancate molte cose che mi univano a Massimo. Sono cose che mi mancano e che, ahimè, continueranno a mancarmi, ma quello che più mi manca è la possibilità di stare ore a parlare con lui, ore ad inseguire un'idea fino ad arrivare a quella giusta, a quella che ci faceva ridere e ci faceva capire che quella era l'idea che stavamo cercando.
Il pezzo dell'Annunciazione era nato dalla necessità di montare due pezzi. Avevamo un pezzo che parlava del lavoro a Napoli al quale tenevamo molto, che però era molto serio e c'era bisogno di un 'contenitore', di un motore comico. Allora ci venne in mente l'idea di una serie di visite che funestavano la casa di questa povera moglie di pescatore che aveva l'onore di 'subire' l'annunciazione. Da lì in poi, dal tormentone di Gabriele che era scemo e cieco e aveva sbagliato casa trascinandosi tutti dietro, era nato un florilegio di continui utilizzi della frase "Annunciazione, annunciazione". Era il periodo in cui negli aeroporti, quando sapevano che eravamo in transito, invece di annunciare i voli normalmente dicevano "Annunciazione, annunciazione, parte il volo…" E' uno dei tormentoni che poi è diventato più famoso e faceva parte di questo grande lavorio che c'era all'interno della Smorfia, che si svolgeva grazie alla proverbiale voglia di starsene tranquilli, quasi sempre nel letto di Massimo, perché Massimo era pigro e non aveva voglia di andare in giro. O si lavorava lì o nella mia casa di San Giorgio, in casa dei miei in cucina, dove ogni tanto arrivava qualche genere di conforto prodotto generosamente dalle mamme.
Aldo,Giovanni e Giacomo Forum