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Gianluca Vialli

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2023 10:52
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06/01/2023 11:04
 
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Ed anche quest'anno non è che inizi bene.....
Addio ad un grande giocatore e rappresentante della mia Cremona.................


 
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Re:
roby320d@, 06/01/2023 11:04:

Ed anche quest'anno non è che inizi bene.....
Addio ad un grande giocatore e rappresentante della mia Cremona.................




Mi dispiace veramente tanto. Era una brava persona oltre che un campione..
Che riposi in Pace



 
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06/01/2023 15:42
 
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grande perdita. condoglianze sincere alla famiglia
R.I.P. [SM=x875398]

 
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07/01/2023 06:33
 
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terribile
Dispiace molto anche a me. Un'altro pezzo della nostra storia che se ne va..e se ne va troppo presto!
R.I.P. Gianluca! [SM=x875398]

 
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08/01/2023 04:07
 
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@ugo.p Il calcio italiano perde ancora una volta un grande campione ed una persona davvero molto buona e generosa !!!!!! 😥😥😥😥😥😥😥 R.I.P in peace .....

 
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08/01/2023 10:55
 
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Re:
Raffaele(1981), 08/01/2023 04:07:

..... una persona davvero molto buona e generosa !


Ed anche saggia. quello che ha detto sulla malattia mi ha profondamente colpito. E non solo me.

ecco l'articolo scritto da Cristiano Vella sul Fatto Quotidiano di ieri.

"

La lotta contro il cancro. Eh già: da Mihajlovic a Vialli la retorica della malattia come una partita, come un ring o un tatami o quel che sia dove c’è chi vince e chi perde. E soprattutto, in base a quella retorica dove la vittoria o purtroppo la sconfitta arriva dopo una lotta eroica che si conclude con qualcuno, il malato o la malattia, che è stato più forte dell’altro. Per carità nulla di male: è narrazione. Già, solo narrazione però: perché Mihajlovic era un guerriero vero, sì, in campo. Come Jonah Lomu, come Joe Frazier, ma la malattia non è marcare un avversario, scappargli via o buttarlo giù. È casualità, per lo più.

L’esempio di Gianluca Vialli è probabilmente un manifesto proprio in questo senso: la normalità di una malattia che purtroppo entra nelle vite delle persone spesso e senza alcuna trama da romanzo epico, e che vede il malato non a petto in fuori a suonarle all’avversario invasore pronto a mostrarne lo scalpo, non a immaginarsi tributi all’eroe. Forse l’opposto. L’opposto, sì: perché non c’è nulla di epico nella normalità. Basterebbe leggere proprio Gianluca Vialli: “L’ho detto più volte, se mi mettessi a fare la battaglia col cancro ne uscirei distrutto”. Per poi spiegare con la consueta signorilità una road map fatta di cose piccole, normali. Come il pensare di voler sopravvivere ai tuoi genitori o di voler portare le figlie all’altare perché “non vorresti mai far soffrire le persone che ti vogliono bene”, al punto da girare “col maglione sotto la camicia” per nascondere la magrezza, “perché gli altri non si accorgessero di nulla, per essere ancora il Vialli che conoscevano”.

Non offrire una dimensione di sofferenza per non soffrire ulteriormente, dunque, perché anche lo star male diventa un qualcosa con cui convivere e che non andrà via mostrando i muscoli: “Il cancro è un compagno di viaggio indesiderato, ma non posso farci niente” ha spiegato Vialli. E ha spiegato pure Vialli, e probabilmente insegnato, che con quel compagno di viaggio ci ha convissuto fin dal 2017, quasi sei anni dunque, che una convivenza così lunga non è – né può essere – roba da romanzo o da duello teatrale tra protagonista e antagonista, ma vita quotidiana: “La malattia non è esclusivamente sofferenza, ci sono dei momenti bellissimi. La malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, ti può spingere anche più in là rispetto al modo anche superficiale in cui viviamo la nostra vita. La considero anche un’opportunità. Non dico che arrivo fino ad essere grato nei confronti del cancro, però non la considero una battaglia”.

Perché non lo è, semplicemente. È una contingenza umana dove le logiche superomistiche lasciano il tempo che trovano e quelle umane invece restano, a partire da quelle più naturali: “Io ho paura di morire eh – raccontava Vialli – perché non so quando si spegnerà la luce cosa ci sarà dall’altra parte. Ma in un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire. Però mi rendo conto che il concetto della morte serve per capire e apprezzare la vita. L’ansia di non poter portare a termine tutte le cose che voglio fare, il fatto di essere super eccitato da tutti i progetti che ho, è una cosa per cui mi sento molto fortunato”. Niente petto in fuori dunque, anzi: “Mi sento molto più fragile di prima. La felicità dipende dalla prospettiva con la quale guardi la vita, che non ti devi dare delle arie, devi ascoltare di più e parlare di meno, migliorare ogni giorno, devi aiutare gli altri”. Già, niente forza, niente eroi, niente duelli. Tutta vita."
[SM=x875377]
Grande Gianluca. Grazie Gianluca!




 
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09/01/2023 10:25
 
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Biografia da Wikipedia
Gianluca Vialli (Cremona, 9 luglio 1964 – Londra, 6 gennaio 2023) è stato un calciatore, allenatore di calcio e dirigente sportivo italiano, di ruolo attaccante.

Tra i migliori centravanti degli anni 80 e 90 del XX secolo, rientra nella ristretta cerchia dei calciatori che hanno vinto tutte e tre le principali competizioni UEFA per club, unico fra gli attaccanti. Vincitore di numerosi trofei in campo nazionale e internazionale, è stato capocannoniere dell'Europeo Under-21 1986,della Coppa Italia 1988-1989 — in cui ha stabilito, con 13 reti, il record assoluto di realizzazioni in una singola edizione del torneo—, della Coppa delle Coppe 1989-1990 e della Serie A 1990-1991.

Tra il 1985 e il 1992 ha totalizzato 59 presenze e 16 reti nella nazionale italiana, prendendo parte a due Mondiali (Messico 1986 e Italia 1990) e un Europeo (Germania Ovest 1988); al suo attivo anche 21 gare e 11 gol con l'Under-21, con cui ha disputato due Europei di categoria (1984 e 1986).

Più volte candidato al Pallone d'oro, si è classificato 7º nelle edizioni 1988 e 1991. Nel 2015 è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.

Nasce a Cremona, quinto e ultimo figlio di una benestante famiglia originaria di Cles, in Trentino-Alto Adige, e vive un'infanzia agiata nella tenuta di famiglia, la Villa Affaitati Trivulzio di Grumello Cremonese.
Costretto a interrompere gli studi all'età di 16 anni a causa dell'attività sportiva, riprende in mano i libri in età adulta e nel 1993 consegue da privatista il diploma di geometra nella natìa Cremona.

Dal 2003 era sposato con Cathryn White Cooper, conosciuta a Londra durante il periodo al Chelsea; la coppia aveva due figlie.

Muore il 6 gennaio 2023 al Royal Mardsen Hospital di Londra, dove era ricoverato da qualche settimana in seguito al peggioramento delle sue condizioni di salute dovute a un tumore del pancreas diagnosticatogli nel 2017.

Caratteristiche Tecniche

Dopo gli esordi da ala tornante, si affermò come centravanti completo, dotato di tecnica, velocità,dinamismo, forza fisica e resistenza agli sforzi prolungati; in qualche occasione fu impiegato anche a centrocampo, dove faceva valere la propria abilità nel pressing e nella gestione del pallone. Altalenante sul piano realizzativo,soprattutto nella fase iniziale della carriera, tra il 1986 e il 1991 fu tuttavia capocannoniere di quattro diverse competizioni, a seguito di un progressivo incremento della sua efficacia sotto porta;mise a segno, peraltro, numerose reti di pregevole fattura — spesso in acrobazia—, caratteristica che gli valse il soprannome Stradivialli, coniato da Gianni Brera. A cavallo degli anni 80 e 90 era ritenuto, da molti, il più forte attaccante italiano e uno dei migliori al mondo.

Tatticamente preparato, era un leader carismatico, dal carattere forte: a detta di Vujadin Boškov, queste doti lasciavano presupporre che Vialli avesse la stoffa dell'allenatore;ruolo, quest'ultimo, che l'attaccante cremonese iniziò a ricoprire ancor prima di ritirarsi dal calcio giocato


 
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09/01/2023 10:36
 
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Carriera
Tira i suoi primi calci all'oratorio di Cristo Re, al villaggio Po della sua città nativa, quindi entra nel vivaio del Pizzighettone; a causa di un intoppo burocratico non può militare nella squadra Giovanissimi biancazzurra, sicché il suo cartellino viene acquistato per mezzo milione di lire dalla Cremonese dove prosegue l'attività giovanile e dov'è allenato, tra gli altri, da Guido Settembrino.

La prima squadra lombarda, all'epoca affidata a Guido Vincenzi, lo lancia tra i professionisti nella stagione 1980-1981, in cui ottiene 2 presenze nel campionato di Serie C1. Il debutto in Serie B avviene invece il 27 settembre 1981, in una gara persa 0-3 con la Sambenedettese. Nei quattro campionati con la maglia grigiorossa riporta 105 presenze e 23 gol, imponendosi all'attenzione degli addetti ai lavori nella stagione 1983-1984 quando, pur impiegato dall'allenatore Emiliano Mondonico come tornante di fascia, riesce a mettere a referto 10 gol che lo fanno emergere tra i protagonisti di una Cremonese che, dopo 54 stagioni, ottiene la promozione in Serie A.

Sampdoria

Nell'estate 1984 passa alla Sampdoria, in cambio di Alviero Chiorri. Esordisce in Serie A il successivo 16 settembre, proprio contro la sua ex squadra. Tre mesi più tardi segna il primo gol, dando i due punti alla squadra contro l'Avellino. Al termine della stagione si aggiudica la Coppa Italia, primo trofeo della storia blucerchiata, segnando al Milan nella finale di ritorno. La vittoria della coppa gli permette, nell'annata 1985-1986, di esordire nelle competizioni europee facendo registrare 4 apparizioni in Coppa delle Coppe.
Nel primo biennio sotto la Lanterna il giocatore offre un rendimento discontinuo anche a causa dei dubbi circa la sua posizione in campo, con l'allenatore Eugenio Bersellini il quale lo alterna tra la fascia e l'area di rigore, senza riuscire a risolvere l'impasse. La svolta arriva nell'estate 1986 quando sulla panchina doriana si siede Vujadin Boškov, il quale, replicando quanto già fatto da Azeglio Vicini nella nazionale giovanile, anche in blucerchiato avanza stabilmente Vialli a prima punta, in pratica invertendone i ruoli con il compagno di reparto Roberto Mancini:l'intesa tra i due sboccia repentinamente, divenendo a posteriori il tandem-simbolo dell'epoca più luminosa del club, e portando l'ambiente doriano a rispolverare per loro il soprannome di «gemelli del gol» già proprio dei bomber blucerchiati degli albori, Giuseppe Baldini e Adriano Bassetto.

Con Mancio a rifinire alle sue spalle, a partire dalla stagione 1986-1987 Vialli si afferma definitivamente tra i migliori attaccanti della sua generazione. Contribuisce alla conquista di altre due Coppe Italia nelle annate 1987-1988 (con un gol al Torino nella finale di andata) e 1988-1989: miglior marcatore di quest'ultima edizione con 13 reti, va nuovamente a segno in finale, nel retour match contro il Napoli. Frattanto il 6 ottobre 1988 realizza la prima rete nelle coppe europee, che è anche la centesima in carriera.
Ormai tra gli idoli della squadra blucerchiata, nei mesi precedenti Vialli, sorprendendo i più, aveva rifiutato il possibile trasferimento, più volte dato per fatto, al Milan di Arrigo Sacchi e del patron Silvio Berlusconi, all'epoca ai vertici internazionali (e che a lungo ne deterrà un'opzione sul cartellino): insieme agli altri senatori dello spogliatoio, tra cui Mancini e Pietro Vierchowod, stringe infatti un «patto di ferro» che li impegna a non lasciare Genova prima di avere portato in città lo Scudetto. Nell'annata 1989-1990 è protagonista della vittoria doriana in Coppa delle Coppe: si laurea capocannoniere della competizione con 7 reti, due delle quali realizzate nella finale di Göteborg contro l'Anderlecht.

Nella stagione 1990-1991 arriva infine l'agognato Scudetto, il primo e fin qui unico nella storia del club ligure: l'apporto sottorete di Vialli è determinante, tant'è che il numero nove blucerchiato si laurea anche capocannoniere del campionato con 19 realizzazioni. Nel 1992 disputa invece la sua prima finale di Coppa dei Campioni, persa a Wembley contro il Barcellona: è l'ultima delle sue 321 partite — 109 delle quali consecutive— con il club blucerchiato.

Al termine della stagione 1991-1992, Vialli si trasferisce alla Juventus: per acquistarlo, la società piemontese cede alla Sampdoria i cartellini di quattro giocatori (Mauro Bertarelli, Eugenio Corini, Michele Serena e Nicola Zanini) aggiungendovi un conguaglio economico,per un costo totale stimato in circa 40 miliardi di lire, all'epoca la cifra più alta mai spesa al mondo per un calciatore. Il centravanti va a collocarsi in un reparto offensivo che vede la presenza, tra gli altri, di Roberto Baggio e Fabrizio Ravanelli, e che a partire dalla stagione successiva si avvarrà anche dell'emergente Alessandro Del Piero.

L'esperienza torinese di Vialli si rivela divisa in due nette e diverse fasi. Nel biennio iniziale, agli ordini di Giovanni Trapattoni, pur vincendo la Coppa UEFA 1992-1993 l'attaccante accusa qualche difficoltà di ambientamento a cui si sommano numerosi infortuni nonché equivoci tattici: costretto a frequenti ripiegamenti difensivi, risulta poco lucido sotto porta e non trova con Baggio — che pure aveva caldeggiato il suo trasferimento in Piemonte — lo stesso affiatamento avuto alla Sampdoria con Mancini.
Dalla stagione 1994-1995, rigenerato fisicamente e mentalmente dal nuovo tecnico Marcello Lippi il quale ne fa il fulcro dell'attacco bianconero, Vialli emerge invece come il leader della formazione torinese, complice la lunga lontananza dai campi in cui incappa l'infortunato Baggio; al termine dell'annata conquista il secondo Scudetto e la quarta Coppa Italia della propria carriera.

Dopo avere nel frattempo «spostato Baggio dal cuore dei dirigenti e dal ruolo di primadonna» nella Juventus, ed esserne stato nominato capitano dopo l'addìo proprio del Divin Codino, nell'annata 1995-1996, la sua quarta e ultima in maglia bianconera, giostrando nell'ormai consolidato trio offensivo con Del Piero e Ravanelli, Vialli trascina i compagni di squadra ai trionfi in Supercoppa italiana, ultimo trofeo nazionale che ancora mancava alla bacheca juventina, e soprattutto in UEFA Champions League: segna due reti nell'arco dell'edizione, una a testa nelle gare di semifinale contro il Nantes-Atlantique, e proprio la vittoriosa finale di Roma contro l'Ajax è la sua ultima apparizione per il club torinese, con cui ha disputato 145 partite e realizzato 53 gol.

Considerato concluso il suo ciclo a Torino, e una volta svincolatosi sfruttando la nuova libertà contrattuale concessa dall'allora recente sentenza Bosman, nella stagione 1996-1997 approda in Inghilterra,abbracciando la causa di un ambizioso Chelsea in cerca di rilancio dopo decenni di anonimato, e che onde perseguire l'obiettivo ha arruolato una nutrita pattuglia italiana che vede anche Roberto Di Matteo e Gianfranco Zola.

Dopo la vittoria in FA Cup nell'annata d'esordio, un'affermazione a suo modo storica poiché il primo, importante trofeo in casa Blues da oltre un quarto di secolo a quella parte, in quella seguente l'avventura londinese di Vialli pare destinata a concludersi precocemente, per via degli ormai pessimi rapporti con il player manager Ruud Gullit; tuttavia nel febbraio 1998, con una mossa a sorpresa, il presidente del club Ken Bates promuove proprio l'italiano nel doppio ruolo, al posto del dimissionario olandese. In queste vesti, e facendo presto ricredere i più, guida i compagni di squadra a un glorioso finale di stagione grazie alle affermazioni in Football League Cup e in Coppa delle Coppe.
Nell'annata 1998-1999 arriva la vittoria da underdog in Supercoppa UEFA contro il blasonato Real Madrid nonché un ottimo rendimento in campionato, dove perde solamente tre partite, non potendo tuttavia competere realisticamente contro un Manchester Utd artefice di uno storico treble; globalmente positiva anche la difesa della Coppa delle Coppe, pur arrendendosi in semifinale alla rivelazione Maiorca — questo poi battuto in finale dalla Lazio dell'altro «gemello del gol» di sampdoriana memoria, Mancini.

Ritiratosi dal calcio giocato al termine di questa stagione, da qui in avanti ricopre la sola carica di tecnico dei londinesi.

 
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Nazionale
Da giovane ha fatto parte della nazionale Under-21, collezionando 21 presenze e 11 reti, di cui 4 nel campionato europeo di categoria del 1986 che lo laurearono miglior marcatore dell'edizione. Negli azzurrini è allenato da Azeglio Vicini, il primo a intuirne le potenzialità in area di rigore e, per questo, ad avanzarlo dall'originario ruolo di ala a quello di prima punta, che ne farà la fortuna futura.

Esordisce in nazionale maggiore il 16 novembre 1985, a 21 anni, nella partita amichevole Polonia-Italia (1-0).[82] Viene poi convocato dal commissario tecnico Enzo Bearzot per il campionato del mondo 1986 in Messico, chiamato a fare da prima riserva a Bruno Conti come tornante di fascia destra:[21][24] impiegato da subentrante in tutte e quattro le partite disputate dagli azzurri nel torneo, non riesce a incidere.[24]

Durante la successiva gestione di Azeglio Vicini, già suo citì nell'Under-21 e fautore del suo impiego prettamente da attaccante, Vialli diventa uno dei pilastri del gruppo azzurro.[83] Schierato al fianco di Altobelli, realizza il suo primo gol in nazionale il 24 gennaio 1987, nella gara valida per le qualificazioni europee vinta per 5-0 contro Malta a Bergamo.[84][85] Contribuisce alla qualificazione dell'Italia al campionato d'Europa 1988 in Germania Ovest, realizzando una decisiva doppietta contro la Svezia.[26][86] Partecipa poi da titolare alla fase finale della competizione, segnando la rete della vittoria contro la Spagna (1-0) nella prima fase;[87] nella semifinale persa contro l'Unione Sovietica si rivela impreciso sotto rete, ma ciò non gli impedisce di essere inserito nella squadra ideale del torneo.[88]

Il 26 aprile 1989, nell'amichevole contro l'Ungheria vinta 4-0, scende in campo per la prima volta con la fascia da capitano degli azzurri.[89]

L'anno seguente partecipa alla conquista del 3º posto dell'Italia al campionato del mondo 1990. Impiegato nelle prime due partite e nella semifinale contro l'Argentina, Vialli riesce in un paio di occasioni, come l'assist nella gara di esordio contro l'Austria o l'azione da cui scaturisce il vantaggio azzurro contro i sudamericani, a propiziare i gol del compagno di reparto e futuro capocannoniere dell'edizione, Salvatore Schillaci. Tuttavia sul piano personale disputa un torneo al di sotto delle attese, frenato anche da problemi fisici: non riesce mai ad andare a rete e fallisce altresì un calcio di rigore nella sfida della fase a gironi contro gli Stati Uniti.

Non impiegato nella finalina vinta contro l'Inghilterra, al termine del Mondiale resta fuori dal giro azzurro per i successivi dieci mesi.

Prossimo alla vittoria dello Scudetto con la Sampdoria e del titolo di capocannoniere della Serie A, Vialli torna in nazionale il 1º maggio 1991 e — dopo aver colpito un altro legno dal dischetto — va a segno nel 3-1 contro l'Ungheria, partita valida per le qualificazioni al campionato d'Europa 1992: la sua ultima marcatura risaliva all'aprile 1989. L'Italia fallirà, tuttavia, l'accesso alla fase finale del torneo, e nell'ottobre 1991 Vicini verrà sostituito sulla panchina azzurra da Arrigo Sacchi.

Pur venendo confermato nel gruppo azzurro dal nuovo citì, sul finire del 1992 Vialli deve difendere il proprio posto dalla concorrenza dei più giovani Pierluigi Casiraghi e Giuseppe Signori, incappando nel contempo in qualche equivoco tattico: il tecnico di Fusignano lo vorrebbe più presente in zona gol, impiegandolo per questo come centravanti puro, sebbene il giocatore attraversi un periodo di scarsa vena sotto rete — tanto che nella Juventus, contemporaneamente, viene talvolta arretrato a centrocampo. Unitamente a ciò, alcune incomprensioni con il commissario tecnico fanno da anticamera all'esclusione del cremonese dal giro della nazionale.

La partita contro Malta del 19 dicembre 1992, valevole per le qualificazioni al campionato del mondo 1994 e sbloccata da un gol dello stesso Vialli, è dunque l'ultima apparizione in maglia azzurra per l'attaccante che termina così la sua esperienza in nazionale, piuttosto altalenante, con 59 presenze (3 delle quali da capitano) e 16 reti: sarà il giocatore stesso, tre anni dopo, a rinunciare espressamente a eventuali ulteriori convocazioni

 
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Allenatore
Viene nominato player manager del Chelsea il 12 febbraio 1998, subentrando al dimissionario Ruud Gullit. La squadra si trova ancora in corsa nella Coppa di Lega e nella Coppa delle Coppe e, sotto la sua guida, le vince entrambe, chiudendo inoltre al quarto posto in Premier League. La stagione seguente, ancora nel doppio ruolo vince la Supercoppa UEFA battendo 1-0 il Real Madrid, raggiunge le semifinali di Coppa delle Coppe e conclude al terzo posto in campionato (quest'ultimo il miglior posizionamento della squadra dal 1970 in poi), a soli quattro punti dal Manchester Utd campione.
Nel frattempo ritiratosi dall'attività agonistica, e assunto a tempo pieno il ruolo di allenatore, nell'annata 1999-2000 porta il Chelsea, alla sua prima apparizione in UEFA Champions League, fino ai quarti di finale dov'è eliminato dal Barcellona (3-1 all'andata, 1-5 al ritorno dopo i tempi supplementari); chiuso il campionato al quinto posto, termina la stagione con la vittoria sull'Aston Villa nella FA Cup.

L'ultima stagione a Londra inizia con la vittoria nella Charity Shield contro il Manchester Utd: è il quinto trofeo conquistato in meno di tre anni, fatto che lo rende il tecnico più vincente della storia del club fino a quel momento. Ciò nonostante viene licenziato il 12 settembre 2000, dopo cinque partite dall'inizio dell'annata, causa un avvio stentato e screzi con vari elementi dello spogliatoio (tra cui Deschamps, Petrescu e Zola), venendo sostituito da Claudio Ranieri.

l 3 maggio 2001 accetta la proposta del Watford, squadra della First Division inglese. Nonostante i grandi e costosi cambiamenti che effettua nel club di Elton John, non ottiene che un quattordicesimo posto in campionato e viene licenziato il 15 giugno 2002, dopo solo una stagione. A seguito del licenziamento, le parti inizieranno una lunga disputa legale riguardo al pagamento del restante contratto.

La stagione alla guida degli Hornets è l'ultima della sua breve esperienza da allenatore: nel quindicennio seguente si dedica prettamente alla carriera televisiva di opinionista e analista calcistico.

 
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Dopo il ritiro
Già durante gli anni da calciatore aveva iniziato ad avere contatti con il mondo della televisione; nella stagione 1989-1990 era stato opinionista per il programma Settimana Gol di Italia 1. Una volta chiusa l'attività sportiva, nel 2002 diventa consulente per Sky Sport, di cui in seguito è testimonial e commentatore tecnico. Sempre per Sky Italia, nel 2016 conduce il docu-reality Squadre da incubo su TV8 insieme all'ex collega Lorenzo Amoruso.

Nel 2002 presta il suo nome per il videogioco sportivo manageriale Gianluca Vialli's European Manager, sviluppato da Waywardxs e pubblicato dalla casa inglese Midas Interactive.

Dal 2004 aveva iniziato a svolgere attività nel campo del sociale creando, insieme all'ex collega Massimo Mauro e a Cristina Grande Stevens, la "Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport", una ONLUS che ha lo scopo di raccogliere fondi per la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica, il cosiddetto morbo di Lou Gehrig, nonché sul cancro, attraverso la fondazione ARISLA, l'associazione AISLA e la FPRC.

Il 26 febbraio 2006, assieme ad altri ex atleti italiani quali Klaus Dibiasi, Sara Simeoni, Novella Calligaris, Livio Berruti e Mario Cipollini, è tra i portatori della bandiera olimpica nel corso della cerimonia di chiusura dei XX Giochi olimpici invernali di Torino.

Sempre nel 2006 scrive con il giornalista Gabriele Marcotti The Italian Job, saggio in cui analizza le differenze tra calcio italiano e inglese. Il libro, pubblicato dapprima in Inghilterra, viene successivamente reso disponibile anche in Italia, ma qui la vendita viene inizialmente vietata da una sentenza del tribunale di Vicenza; infine il libro è tornato sugli scaffali italiani dopo la sentenza del tribunale sulla causa tra Vialli e Claudio Pasqualin. Negli anni seguenti cura le prefazioni de L'ultima partita di Giulio Mola (2010) e Un calcio alla SLA di Gabriella Serravalle (2013), oltreché dell'edizione italiana di Io sono il calciatore misterioso (2013). Segue nel 2018 la sua seconda opera cartacea, Goals, in cui tra l'altro racconta la sua battaglia contro il cancro, mentre nel 2021 firma a quattro mani con Roberto Mancini La bella stagione, incentrato sul racconto dello Scudetto sampdoriano di trent'anni prima.

 
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Dirigente
Il 9 marzo 2019 viene nominato dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), insieme a Francesco Totti, ambasciatore italiano per il campionato d'Europa 2020.[111]

Dal novembre 2019 entra nei ranghi della FIGC come capo delegazione della nazionale italiana, allenata dall'ex compagno Roberto Mancini. Con questo ruolo — ufficialmente da dirigente, ufficiosamente da consigliere e factotum per l'amico fraterno Mancini e per gli altri elementi del gruppo azzurro—, nell'estate 2021 (dopo il rinvio per la pandemia di COVID-19) prende parte alla vittoriosa spedizione italiana al campionato d'Europa 2020, distinguendosi peraltro come figura di spicco dello spogliatoio oltreché, a livello umano, come «esempio vivente» per tutta la squadra azzurra. Ricopre l'incarico fino al dicembre 2022, quando sospende i suoi impegni con la nazionale a causa del riacutizzarsi di un tumore del pancreas di cui soffriva dal 2017,e che lo porterà alla morte di lì a poche settimane.

 
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ricordiamo insieme il campionato vinto dalla Sampdoria


[Modificato da ugo.p 09/01/2023 10:55]

 
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